Coi pochi soldi che guadagni non riesci ad arrivare a fine mese. È arrivato dunque il momento di tagliare qualche spesa. Hai tuttavia le mani legate: se difatti smetti di pagare l’affitto vieni sfrattato; se non paghi la bolletta della luce o quella del gas è come se, di fatto, non avessi più un tetto. Se non compri la benzina non puoi muoverti e neanche raccogliere quei pochi lavoretti che ti fanno mangiare. Non puoi neanche smettere di mangiare. Insomma, l’unica cosa che non è legata a una controprestazione diretta ed il cui pagamento, per il momento, puoi accantonare sono le tasse. Così ti chiedi: cosa succede se non pago le tasse? Le conseguenze possono essere diverse a seconda di cosa intendi con «non pagare le tasse». Se stai pensando di non presentare la dichiarazione dei redditi e lasciare tutta la tua posizione “in nero” è un conto; se invece stai pensando di non versare le tasse che ti sono già state richieste o che hai autodenunciato (ad esempio con la dichiarazione di proprietà dell’auto, l’Irpef o l’Iva sulle fatture) è un altro.

In questo articolo analizzeremo entrambe le ipotesi e cercheremo di spiegarti cosa si rischia se non si pagano le tasse o se ci si sottrae agli obblighi di denuncia, cominciando proprio da questa seconda ipotesi.

Che rischio se non presento la dichiarazione dei redditi?

Se non hai mai presentato la dichiarazione dei redditi in vita tua e tutti i soldi che hai percepito da lavori saltuari li hai presi in nero, in teoria ti poni dinanzi a un illecito più grave di quello di chi, dopo aver fatto la denuncia, materialmente non versa gli importi dovuti. Tuttavia, nella pratica, hai minori possibilità di essere scoperto. Difatti, sei un soggetto che, per l’Agenzia delle Entrate, non esiste, o meglio è “nullatenente”. La possibilità che vengano eseguiti controlli sulla tua posizione è molto bassa.

Potresti tuttavia rischiare di più se percepisci soldi in modo tracciabile, ad esempio con bonifico o con carte di credito. Devi sapere infatti che tramite l’Anagrafe dei conti correnti il fisco riesce a sapere tutte le movimentazioni dei correntisti, sia in entrata che in uscita, compreso il saldo. Stesso discorso se hai aperto una partita Iva ed emetti fatture: se un tuo cliente dovesse registrare il documento fiscale che gli hai consegnato, l’Agenzia delle Entrate potrebbe risalire a te tramite un controllo incrociato e, accorgendosi che non hai mai dichiarato redditi, inviarti un accertamento.

Viceversa, se hai sempre ricevuto pagamenti in contanti o non hai mai emesso documenti fiscali potresti rimanere “sommerso” anche per tutta la vita con poche possibilità di essere scoperto.

Dicevamo che, in astratto, la posizione di chi non denuncia i propri redditi è più grave. Difatti il funzionario ricostruirà il tuo reddito in modo presuntivo e questo, per te, potrebbe significare un vero e proprio “salasso”: saranno eseguiti dei calcoli sulla base della media degli operatori del tuo settore e potresti pagare molto di più di quello che avresti versato allo Stato se avessi regolarmente dichiarato i tuoi pochi spiccioli. A te spetterà dimostrare il contrario: con una opposizione dovrai dar prova di aver guadagnato di meno, cosa molto difficile.

Inoltre, i termini di prescrizione per l’omessa presentazione della dichiarazione sono più ampi rispetto a quelli della irregolare dichiarazione: in pratica l’Agenzia delle Entrate ti può chiedere gli arretrati degli ultimi sette anni. In particolare, con una recente riforma (entrata in vigore nel 2016), è stata estesa la prescrizione per tale illecito tributario: 7 anni che iniziano a decorrere dal 1° gennaio successivo a quello in cui la dichiarazione sarebbe dovuta essere presentata (e quindi scadono il 31 dicembre del settimo anno successivo).

La brutta notizia è che, oltre alle tasse che non hai pagato dovrai versare anche le sanzioni. La buona notizia è che non c’è alcun reato se l’imposta evasa non supera 50mila euro. Diversamente scatta la reclusione da 1 a 3 anni. Per l’omesso versamento di Iva e di ritenute certificate, la soglia di punibilità è stabilita in 250.000 euro.

A questo punto ti chiederai: che faccio? Comincio a presentare la dichiarazione dei redditi o resto sommerso? Se inizio a dichiarare i redditi mi autodenuncio? Non necessariamente: l’Agenzia delle Entrate inizierà a “conoscerti” come contribuente ma non è detto che inizierà a indagare sul tuo passato. E anzi, la regolarizzazione è sempre ben vista. In ogni caso, se guadagni poco è anche vero che dovrai pagare poche tasse: la tranquillità è insomma a buon prezzo.

Che rischio se non dichiaro tutto?

Come il caso dell’omessa dichiarazione dei redditi, anche l’irregolare dichiarazione può essere scoperta nei casi in cui hai accettato un pagamento con bonifico, assegno o carta di credito, oppure hai emesso una fattura senza registrarla. Tuttavia l’illecito è meno grave del precedente perché verrà accertato il reddito solo per quei ricavi che vengono ricostruiti a posteriori tramite, appunto, le prove tracciabili che hai lasciato. Inoltre, in questo caso, l’Agenzia delle Entrate ha solo cinque anni di tempo (che partono sempre dal 1° gennaio dell’anno successivo) per inviarti un accertamento fiscale.

Che rischio se non pago le tasse?

Infine vediamo il caso di chi, pur avendo fatto le dichiarazioni e le denunce fiscali prescritte dalla legge, non ha versato il dovuto allo Stato (si pensi all’Irpef indicata nella dichiarazione dei redditi), al Comune (si pensi alla imposta sulla spazzatura o sulla casa) o alla Regione (si pensi alla Tasi). Cosa si rischia? In tali ipotesi si passa direttamente alla fase di riscossione. Dopo un avviso di accertamento, che rileva il mancato versamento delle imposte, riceverai una cartella di pagamento. Se non pagherai entro 60 giorni neanche questa, potrai subire un fermo auto, un’ipoteca sulla casa (solo se il debito supera 20mila euro) o un pignoramento.

Sia per il fermo che per l’ipoteca è necessario che tu riceva un preavviso 30 giorni prima.

Invece per il pignoramento è sufficiente che tu abbia fatto decorrere i 60 giorni dalla cartella e che l’agente della riscossione non faccia a sua volta trascorrere più di un anno dalla suddetta notifica. Se tale termine scade, è necessario spedire una intimazione di pagamento che ha efficacia per 180 giorni.

Il pignoramento della casa può avvenire solo se questa non è l’unica di tua proprietà ed è adibita a civile abitazione, a residenza e non è accatastata A/8 e A/9. Se manca una sola di queste ipotesi (ad esempio hai più immobili) è possibile il pignoramento solo se il debito supera 120mila euro.

FONTE: LA LEGGE PER TUTTI

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