Spesso ci troviamo a consegnare in anticipo una somma di denaro per l’acquisto di un bene o di un servizio. Lo facciamo in anticipo e non badiamo a ciò che è scritto sulla ricevuta o sul contratto. Tuttavia è bene tenere a mente una differenza fondamentale, perché, come vedremo, acconto e caparra confirmatoria non sono affatto la stessa cosa. Anche se entrambi rappresentano una somma consegnata in anticipo sul prezzo totale, le conseguenze dell’uno e dell’altra sono molto diverse. Sapere se quei soldi rappresentano un acconto o una caparra è importante per stabilire i nostri diritti e sapere cosa fare in caso di inadempimento. Vediamo allora di cosa stiamo parlando e come riconoscere questi particolari strumenti giuridici.

Cos’è l’acconto?

Quando parliamo di acconto o di caparra ci riferiamo sempre ad un anticipo di denaro sul pagamento di un prezzo per acquistare un bene. Può essere un auto o una casa, oppure un servizio legale. Qualunque sia il motivo per il quale stiamo pagando è bene conoscere le conseguenze della consegna di quel denaro. Vediamo, allora, di fare un po’ di chiarezza.

L’acconto è un anticipo che diamo, a fronte di un prezzo più alto, per confermare la nostra volontà ad acquistare un certo bene o servizio e in questo non si differenzia affatto dalla caparra.

Se hai consegnato una somma di denaro che copre in parte il prezzo totale, probabilmente lo hai fatto perché hai stretto un accordo o perché era previsto dal contratto che hai firmato. Ebbene, cosa succede se non ottieni ciò che volevi acquistare? Certamente nessuno ha mai diritto a trattenere un acconto ricevuto, perciò questo dovrà essere sempre restituito tutte le volte che il contratto non si conclude, indipendentemente dalla responsabilità delle parti e in ciò, come vedremo a breve, si distingue dalla caparra.

Se tu, che hai versato l’anticipo a titolo di acconto, o la persone a cui hai consegnato il denaro, ritenete di aver subito un torto, oppure se credi che l’altra parte non abbia rispettato gli accordi che avevate preso, sarà sempre necessario agire in giudizio per chiedere che il contratto venga adempiuto, oppure per ottenere un risarcimento. Comunque non si potrà evitare di restituire il denaro.

Poniamo il caso che tu vada in un negozio per comperare una camicia che costa cento euro. Se quella camicia non è disponibile nella tua taglia e il negoziante ti dice che arriverà dopo una settimana, puoi decidere di prenotarla lasciando un acconto di trenta euro. Cosa può succedere a questo punto?

  • la camicia arriva e la compri versando i settanta euro che rimangono;
  • la camicia arriva ma cambi idea, non vuoi più acquistarla, allora il negoziante deve restituirti l’acconto. In questo caso il tuo rifiuto di portare a termine l’acquisto è un diritto, ma potrebbe causare un danno al commerciante, che però sarà comunque obbligato a restituirti l’acconto e, per ottenere un risarcimento per il danno che ha subito, dovrà iniziare una causa in tribunale e chiedere che il giudice ti condanni;
  • la camicia non arriva. In tal caso il negoziante ti deve restituire l’acconto ed eventualmente, mettiamo il caso che quella camicia serva per il tuo matrimonio che si terrà l’indomani, sarai tu a chiedere che ti venga risarcito il danno (non hai tempo per trovare un altra camicia di quello stesso tipo e sei costretto ad acquistare un nuovo abito che vada bene con un’altra camicia disponibile in negozio).

Cos’è la caparra confirmatoria?

Come l’acconto, anche la caparra confirmatoria è un anticipo sul pagamento del prezzo dovuto e viene consegnata per confermare la propria volontà di comprare un bene o un servizio. La differenza con l’acconto, tuttavia, è in punto di conseguenze per l’inadempimento. Nel caso in cui una delle parti venga meno agli impegni presi, la caparra ha la funzione di risarcimento senza che si debba fornire la prova del danno subito e senza che si debba attivare un lungo e costoso processo.

Il codice civile [1], infatti, stabilisce che in caso di inadempimento dell’acquirente (cioè di un rifiuto ad acquistare, come nell’esempio numero due che abbiamo fatto prima) la caparra confirmatoria versata può essere trattenuta dal venditore a titolo di risarcimento del danno subito. Se inadempiente, invece, è il venditore (perché si rifiuta di vendere o perché non è riuscito ad ottenere la merce, come nel caso numero tre), tu potrai richiedere la restituzione del doppio della caparra versata e così ottenere un risarcimento forfettario del tuo danno.

In alternativa, se vuoi a tutti i costi che il venditore ti consegni il bene, perché magari non hai interesse ad ottenere il doppio del denaro che hai consegnato, dovrai rivolgerti sempre al giudice per ottenere che condanni il commerciante a fornirti la merce e quindi a rispettare l’impegno assunto.

Facciamo un altro esempio. Se decidi di comperare un appartamento al prezzo di centomila euro e firmi un contratto preliminare versando al proprietario una caparra confirmatoria di diecimila euro, possono presentarsi le seguenti eventualità:

1. Al momento della firma davanti al notaio per definire l’acquisto versi il saldo di novantamila euro, così che la caparra confirmatoria che avevi versato viene considerata come un acconto;

2. decidi di non comprare più l’immobile, così che il proprietario ha tutto il diritto di trattenere, a titolo di risarcimento, la caparra che avevi versato;

3. il venditore decide di non venderti più l’immobile, allora avrai diritto a vederti restituire, sempre a titolo di risarcimento, il doppio della caparra versata;

4. il venditore decide di non vendere più l’immobile, ma tu lo vuoi acquistare comunque e, forte del contratto che hai firmato, potrai rivolgerti al Giudice per costringere il venditore a tener fede al suo impegno.

Come si capisce se siamo difronte ad un acconto o ad una caparra?

Se la teoria sembra facile non lo è affatto la pratica. Nella realtà di tutti i giorni è molto complesso stabilire se un anticipo rappresenti un acconto o una caparra.

La giurisprudenza ha affermato dei principi basilari e abbastanza semplici per ricostruire la volontà delle parti e la natura dell’anticipo. In particolare questa ha concluso che l’anticipo di una somma di denaro può costituire una caparra confirmatoria quando, nell’intenzione delle parti, il prezzo sia versato proprio per stabilire una forma di risarcimento anticipato per le ipotesi di inadempimento del contratto; ne consegue che il giudice che sia chiamato ad indagare in ordine all’effettiva intenzione delle parti non dovrà fermarsi al nome che si sia dato all’anticipo (acconto o caparra), ma dovrà valutare tutto l’assetto del contratto. [2]

Ciò vuol dire che non sarà sufficiente utilizzare il nome di “acconto” o “caparra” ma è necessario verificare in concreto se quella somma di denaro rappresenti una quantificazione dell’eventuale risarcimento.

Un altro indice per stabilire se si sia difronte ad una caparra o ad un acconto è rappresentato dalla proporzione tra la somma data in anticipo e il prezzo totale per l’acquisto del bene o servizio. Se vi è proporzione (circa 30-40% della somma totale) si potrà intravvedere una caparra confirmatoria, viceversa, in presenza di un “anticipo” del tutto sproporzionato rispetto al prezzo complessivo, si dovrebbe escludere la qualificazione di “caparra” e stabilire che si tratti di un acconto. [3]

Differenze con la caparra penitenziale e la multa penitenziale

Quella sopra esaminata è la caparra definita confirmatoria, cioè l’anticipo che conferma, appunto, la volontà di ottenere un bene.

Esiste però un’altra forma di caparra, detta penitenziale. Per la legge se nel contratto si inserisce un diritto di recesso (ovvero la possibilità di sciogliere il contratto) per una o per entrambe le parti, la caparra ha la sola funzione di corrispettivo del recesso (se a recedere è il soggetto che ha ricevuto la caparra dovrà restituirne il doppio) [4]. Se, però, il potere di recesso non viene esercitato, la caparra deve essere restituita, in quanto non ha la funzione di anticipo sul prezzo come l’acconto e la caparra confirmatoria.

Si parla invece di multa penitenziale nell’ipotesi in cui il corrispettivo previsto per il recesso deve essere versato solo al momento dell’effettivo esercizio del diritto di recesso [5].

Conclusioni

Alla luce di quanto abbiamo detto, devi sempre prestare la massima attenzione alla natura delle somme di denaro che consegni in anticipo. In genere è il contratto che stabilisce se quella somma è pagata a titolo di acconto o di caparra confirmatoria, così è sempre bene leggere ciò che si firma per conoscere le conseguenze delle proprie azioni e potersi difendere nella maniera più opportuna.

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